mercoledì 25 maggio 2016

Castello D'Ivrea, MAM (3T)

Castello D'Ivrea


Storia
La costruzione iniziò nel 1358 per volere di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde con incarico affidato all'architetto Ambrogio Cognone si concluse tra il 1393 e 1395 impegnando una grande quantità di manodopera: si ritiene che in certe giornate vi lavorassero più di mille persone (si consideri che a quei tempi Ivrea aveva circa 3500 abitanti con maestranze qualificate provenienti da Vercelli, Milano e Ginevra. Con la scelta del sito Amedeo VI volle che il castello si ergesse a fianco delle sedi principali del potere politico e religioso medioevale: il Palazzo Vescovile ed il Comune (Palazzo della Credenza). Per far posto al nuovo edificio fu necessario abbattere diverse case e le mura della città verso nord.
Situato in posizione strategica dalla quale è possibile dominare la strada che conduce in Val d'Aosta, il castello fu costruito soprattutto con funzione difensive. Il castello fu concepito come costruzione massiccia a pianta quadrangolare, con torri cilindriche che si innalzano direttamente dal terreno; i locali e le stanze del castello si sviluppano su tre maniche, alte verosimilmente tre piani, che si affacciano sul cortile interno. L'accesso avviene attraverso un'antiporta ed un successivo ponte levatoio sospeso sopra un fossato. Lungo il perimetro delle mura con merlatura a coda di rondine corre il camminamento di ronda, sorretto da beccatelli aventi scopo difensivo. Nel cortile si notano ancora il pozzo e la ghiacciaia (diametro di 6 m. e profondità di 4m).

Cessate le tensioni belliche che ne avevano determinato la costruzione, nella seconda metà del XV secolo il castello funse soprattutto da raffinata dimora dei Savoia, assistendo allo sviluppo della cultura e delle arti che fu promosso in particolare dalla duchessa Iolanda di Valois, figlia di Carlo VII re di Francia e di Maria d'Angiò. Uno scritto del 1522 redatto in occasione della celebrazione di un battesimo, ci informa sugli arredi delle sale, gli addobbi, i balli e le feste che animavano la vita di corte[2]. Conosciamo anche il nome di un pittore francese tardogotico, Nicolas Robert, che affrescò nel castello l'oratorio di Iolanda di Valois (a dispetto delle testimonianze scritte, delle sue opere non è rimasta traccia)[3]. Del gusto cortese di tale periodo rimane traccia in una elegante bifora ad archi trilobati sormontata da stemmi della casa Savoia che si apre in alto sulla parete sud.
Tra il XVI e il XVII secolo, con l'infuriare nel territorio canavesano delle lotte tra francesi e spagnoli, il castello fu ristrutturato e riprese la sua funzione di presidio militare. Nel 1676 un fulmine provocò l'esplosione del deposito di munizioni collocato nella torre di nord-ovest (la torre mastra), esplosione che causò, assieme al crollo della torre, innumerevoli morti e la distruzione di molteplici case edificate a ridosso del castello. La torre non venne ricostruita, ed oggi si presenta mozza, con una copertura conica in lastre di ardesia.
Dal 1700 l'edificio venne adibito a carcere mantenendo poi tale funzione fino al 1970. In questo periodo intervennero significative ristrutturazioni legate ad esigenze carcerarie: così probabilmente la originaria struttura a tre piani fu modificata in quattro, ricavando un maggior numero di vani di minore altezza. Dopo il 1970, il castello rimase abbandonato e chiuso al pubblico per nove anni. Successivi restauri comportarono la eliminazione di corpi di fabbrica che erano stati aggiunti nel cortile, la revisione di tutte le coperture ed il restauro delle torri merlate. Il castello, proprietà dello Stato, è oggi in concessione al Comune che in specifiche occasioni ha garantito la sua apertura al pubblico.

AMEDEO VI DI SAVOIA

Detto il Conte verde per le insegne assunte durante i tornei, contribuì in maniera decisiva al rafforzamento territoriale e d'immagine della dinastia.
Dopo una serie di guerre locali contro il cugino Giacomo d'Acaia e i marchesi di Saluzzo e del Monferrato, fu sollecitato da Urbano V ad intervenire contro i turchi in favore dell'imperatore d'Oriente, Giovanni V Paleologo; in questa occasione riportò importanti vittorie.
Condusse anche una guerra contro i Visconti che si concluse con l'annessione di Cuneo e di Biella ai territori sabaudi.
Durante le guerre di successione del Napoletano, cui partecipò parteggiando per la visita. Oltrepassato il primo cancello di ingresso al castello, si giunge nella zona un tempo occupata dal fossato e dall'antiporta, quindi si procede, superando un secondo cancello, nel grande cortile centrale sul quale si affacciano le numerose finestre delle celle, protette da fitte inferriate. Da questo punto si possono osservare le torri: quella in parte distrutta nell'incendio del 1676, le due torri con i merli a coda di rondine e quella priva di merlature.
Al centro del cortile vi sono una grande cisterna di sei metri di diametro ed un pozzo. La prima veniva utilizzata come ghiacciaia, il secondo per l'approvvigionamento idrico del castello. L'interno del castello, costituito quasi interamente dalle prigioni dei detenuti, è visitabile solo in parte al piano terreno; in una delle celle è esposto un plastico che riproduce il castello in miniatura.














MAAM IVREA,OLIVETTI


Il Museo, inaugurato nel 2001, si sviluppa lungo un percorso di circa due chilometri che interessa via Jervis e le aree contigue su cui sorgono gli edifici più rappresentativi della cultura olivettiana.
Lungo i percorsi pedonali pubblici, che collegano gli edifici, sono collocate sette stazioni tematiche informative, in una successione tale da costituire un possibile itinerario di visita e caratterizzate da una forte integrazione con il tessuto urbano.
I temi illustrati dalle stazioni riguardano le vicende inerenti l'impegno della Olivetti nel campo dell'architettura, dell'urbanistica, del disegno industriale e della grafica pubblicitaria e i contesti culturali in cui queste vicende si collocano:

  • Catalogazione: schedatura degli edifici ai sensi della Legge Regionale 35/95 per la tutela e la salvaguardia degli stessi; ricerca di informazioni e documentazioni grafiche e iconografiche.

  • Conservazione: creazione e gestione di strumenti di controllo sull'azione dei privati e messa in atto di processi di coinvolgimento e responsabilizzazione dei proprietari.

  • Fruizione: servizi di divulgazione e promozione quali visite guidate, pubblicazione guide, sito internet.
GLI EDIFICI

Per capire il ruolo dell'architettura olivettiana nella vita e nell'industria, sarebbe necessario esaminare, dal punto di vista della loro funzione e del loro ambiente, decine di edifici e di costruzioni in Italia e all'estero, dalle fabbriche alle residenze, dalle mostre permanenti alle esposizioni temporanee. L'architettura della Olivetti non è il lavoro di una personalità singola. Molti architetti, ingegneri ed artisti hanno dato la loro impronta individuale alle costruzioni della Società Olivetti. Il suo interesse per l'architettura comincia negli anni Trenta quando la fabbrica si stava riorganizzando ed una nuova politica nella produzione e nel design generale veniva adottata. In quel periodo nel focalizzare il problema della pianificazione regionale, Adriano Olivetti aveva cooperato da vicino con diversi gruppi di architetti la cui preoccupazione era quella di trovare nuove espressioni che rompessero con le radici della tradizione accademica italiana. La fiducia di Adriano Olivetti in un determinato gruppo di artisti non diventò mai un'abitudine, per questo motivo mai si parlò di una progettazione ripetitiva. Numerosi architetti con diversi punti di vista furono via via coinvolti tanto più a lungo quanto più era creativa la loro personalità.

Adriano OLIVETTI

Nasce ad Ivrea nel 1901 e si laurea in Ingegneria Chimica Industriale a Torino nel 1924, anno in cui inizia a lavorare nella fabbrica del padre. Nel 1925 va negli Stati Uniti con Domenico Burzio per studiare l'organizzazione industriale che applicherà all'azienda di famiglia una volta tornato in Italia. Nel 1938 assume la guida della Società. Conscio dello stretto rapporto fra sviluppo industriale e condizioni del territorio, promuove progetti ed esperienze di pianificazione (ad esempio: il Piano regolatore della Val d'Aosta e quello di Ivrea; l'indagine sui "Sassi" e il Villaggio La Martella di Matera).
In ambito più propriamente politico e culturale fonda un movimento e una casa editrice, per i quali sceglie il nome di "Comunità".
Sempre in questo ambito di interessi, ha seguito da anni l'attività dell'Istituto Nazionale di Urbanistica. Nel 1949 fa "rinascere", finanziandola personalmente, la rivista dell'Istituto.
Nel 1950, portato alla Presidenza dell'Istituto da una cordata di giovani architetti (fra questi, Ludovico Quaroni) Adriano potrà portare avanti il suo discorso sul primato politico dell'urbanistica e della pianificazione.
Muore improvvisamente sul treno Milano - Losanna il 27 febbraio 1960.

Camillo OLIVETTI

Samuel David Camillo Olivetti nasce ad Ivrea nel 1868 e si laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino con il prof. Galileo Ferraris, col quale nel 1893 va in America e lavora presso la Stanford University in California. Nel 1894 torna in Italia ed apre una fabbrica per strumenti di misurazione elettrica, la "CGS" (Centimetro, Grammo, Secondo). Cura personalmente la formazione professionale dei primi operai, tra cui Domenico Burzio che diverrà capo dell'ufficio progetti. Nel 1907 nasce la "Ing. C. Olivetti & C., Prima Fabbrica Nazionale di Macchine da Scrivere". La prima macchina per scrivere, chiamata M1, esce nel 1909 e cattura l’attenzione all'Esposizione Universale di Torino del 1911. Dopo la Prima Guerra Mondiale, nasce la M20, più elegante e funzionale. Accanto alla prima fabbrica ne sorge una nuova per la produzione di macchine utensili: la O.M.O. (Officina Meccanica Olivetti). Nel 1929 viene aperta la prima filiale estera a Barcellona. Nel 1931 esce un nuovo modello, la M40 ed un anno dopo la prima portatile, la MP1. Nel 1937 inizia la produzione di telescriventi e nel 1941 quella di macchine per il calcolo. Nel 1938 lascia la guida dell'azienda al figlio Adriano, mantenendo per sé solo il posto di manager alla O.M.O. Uomo di grandi convinzioni morali, impegnato in politica, contrasta fortemente le idee fasciste; il suo pensiero socialista lo porta a costituire una fondazione che si occupa del personale fornendo servizi quali: asili e campi estivi per i figli, assistenza medica, borse di studio, biblioteche e progetti residenziali. Muore il 4 dicembre 1943.




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